Litfiba - Re del silenzio (Significato e Interpretazione della Canzone)
"Il cuore è solo un muscolo impazzito"
(Litfiba - Febbre)
Versione Studio 17 Re (1986)
Live al Tenax di Firenze (1987)
Live in Trilogia del Potere 1983-1989 (2013)
Testo
Uh!
Ti stavo a guardare
Nel silenzio..
Il senso dello spazio dello spazio ci divide già
Mi fermo qui, davanti a questo muro
Ogni parola non ha più peso dell'aria
Che si confonde in noi
Non respirare
Questo momento non ha età
E un vago senso di vuoto ci colora
Ti prego lasciami solo!
Io, scatto senza volo!
Io, cuore senza amore!
Io, re del mio silenzio
Già...
Tutto è lontano
La gioia e la malinconia
E ogni pensiero non ha più peso dell'aria
Che si confonde in me
Quando tutto è qui, quando tutto è fermo
Non chiedo pietà, chiedo di lasciare che tutto passi
perché non so più amare!
Io, scatto senza volo!
Io, cuore senza amore!
Io, cuore senza amore!
Io, re del mio silenzio!
Volo, volo
Volo, volo
Volo, volo
Volo, volo
CADO!!
Sulla canzone...
Caposaldo della fase new-wave litfibiana, il testo di 'Re del Silenzio' descrive con parole dure e penetranti la fine di un rapporto d'amore e la successiva fase depressiva che ne deriva, vissute dall'ottica di uno dei due protagonisti.
Nella prima parte, i due si ritrovano per l'ultima volta l'uno di fronte all'altra, in un'atmosfera di profonda desolazione simboleggiata da un muro di silenzio e incomunicabilità che li divide irreversibilmente. Il momento dell'addio è quasi mistico, cosí intenso da fermare il tempo e trattenere il respiro (Non respirare, questo momento non ha età e un vago senso di vuoto ci colora), a dimostrazione che il sentimento che lega i due è ancora forte seppure il rapporto sia ormai giunto al capolinea. Silenzio che viene rotto dal lancinante grido di dolore: Ti prego lasciami solo!, che segna il momento dell'Addio definitivo.
La seconda e ultima parte descrive le drammatiche conseguenze che la rottura del rapporto lascia nell'animo del protagonista che, pur mantenendo dignità e speranza che il tempo possa assorbire le ferite (Non chiedo pietà, chiedo di lasciare che tutto passi), si ritrova solo e immerso in uno stato di profondo vuoto interiore (Tutto è lontano, la gioia e la malinconia), di consapevole immobilismo e autonegazione (ogni pensiero non ha più peso dell' aria ... Quando tutto è qui, quando tutto è fermo ... perché non so più amare...), che trova il suo culmine nelle impietose immagini dello scatto senza volo, del cuore senza amore, del 'volo' che si tramuta in 'cado', fino alla nichilistica autoidentificazione nel 'Re del Silenzio.