Testo
Ringrazio il Signore
padrone dell’universo
misericordioso e compassionevole
onnipotente
nel giorno del giudizio
a te rivolgiamo la nostra preghiera
e a te chiediamo l'aiuto
indicaci la strada giusta
la strada giusta
Ho viaggiato nel freddo
faccia a faccia con la mia
ombra che si gettava
nel bianco velo del tempo
Istanbul Istanbul
Ho viaggiato nel freddo
senza volto, senza età
pilotando un
corpo senza guida a
Istanbul, Istanbul
Istanbul, Istanbul
Istanbul, baluardo sacro per
l'incrocio delle razze
degli uomini brucerà
L'ho cercato nel freddo
se ne stava solo là
il mio volto nel fango
di Istanbul, Istanbul
Istanbul, Istanbul
Istanbul, baluardo sacro
per l'incrocio delle razze
degli uomini brucerà
Forze oscure in Istanbul
Istanbul, Istanbul
forze oscure in Istanbul
Istanbul, Istanbul
Sulla canzone...
Istanbul è uno dei tanti pezzi orientaleggianti degli anni 80 litfibiani (vedi Onda Araba, Dea del Fujiama, Versante Est, ..). Il pezzo, che si contraddistingue per le atmosfere cupe e drammatiche tipiche di quel periodo, narra in prima persona di un individuo vagare in solitaria tra le vie di Istanbul. Non si sa da dove venga ma probabilmente è giunto ad Istanbul a piedi da terra straniera (Ho viaggiato nel freddo), non sembra particolarmente lucido nè padrone delle proprie azioni (pilotando un corpo senza guida) e sembra essere giunto ad Istanbul in missione di morte (Istanbul... brucerà, Forze oscure in Istanbul). La canzone inizia con il primo verso del Corano cantato in lingua irachena, il che lascia immaginare la provenienza ed etnia del personaggio.
La città di Istanbul rappresenta da molti secoli il tentativo di mescolamento e integrazione tra Oriente e Occidente, un vero e proprio (baluardo sacro per l'incrocio delle razze degli uomini) e i presagi di morte nel pezzo sembrano richiamare agli attentati terroristici che da decenni, anche ad Istanbul, provano a determinare la rottura totale tra i due mondi e le due culture.