Testo
Sole, silenzio, fiato
Come questa Terra senza profondità
Ti porta dentro il respiro
E ti senti ancora più, sempre più piccolo!
Venderò l'anima
Colorando il nero dell'orizzonte
Venderò l'anima
Sto morendo, morendo di solitudine.
Venderò l'anima
Forse questo è un sogno, forse un mare
dove perdersi per ritrovare
le ali del cielo
Ali del cielo!
Venderò l'anima
Ridono di me!
Ridono di me!
Delle mie ali, ali di cera
Ridono di me!
Delle mie ali, ali di cera
Delle mie ali, ali di cera
Delle mie ali, ali di cera
Delle mie ali, ali di cera.
Sulla canzone...
La parabola di Icaro raccontata in uno dei testi più evocativi e sognanti della fase new wave del gruppo. Icaro figlio di Dedalo che, per fuggire dal labirinto di Minosse in quel di Creta, costruì per sè e per il figlio delle ali di penne utilizzando la cera per attaccarle al corpo. Icaro che, nel testarle, preso dall'ebbrezza del volo, salì troppo in alto nel cielo finché il calore del sole sciolse la cera facendolo cadere in mare e morire.
Il testo, molto ermetico, esplora l'interiorità del protagonista, l'Icaro qualunque di noi intrappolato da quella terra senza profondità che può ben rappresentare l'apatia e il piattume di una vita priva di emozioni, vissuta in deprimente solitudine, che fa sentire piccoli, sempre più piccoli. E allora il desiderio più grande è quello di trovare entusiasmo e vitalità, colorando il nero dell'orizzonte interiore. E per coronare questo sogno si è pronti a tutto (venderò l'anima), anche affidarsi ciecamente a delle mere illusioni (le ali di cera) che concedono solo l'ebbrezza di un attimo di felicità salvo poi farci ripiombare nell'oblio, subendo peraltro gli sbeffeggi del mondo esterno (ridono di me, delle mie ali di cera).